Non deve ingannare il nome romano di Patrizio, né tanto meno il suo patronato d’Irlanda: Patrizio, i realtà, non era irlandese ma scozzese.
Non si sa con certezza da dove provenisse: egli stesso, nelle sue Confessioni, scrive che suo padre possedeva una terra vicino a un paese oggi sconosciuto, che aveva un nome metà indigeno, Bannhaven, e metà latino, Taberniae.
Il luogo più probabile è stato comunque identificato in Kilpatrick, la data di nascita è da considerarsi tra il 385 e il 392 d.C e i genitori pare fossero Calphurnius e Conchessa, appartenenti ad una nobile famiglia romana.
Furono dei pirati a tresferire Patrizio in Irlanda: a 16 anni il piccolo (allora chiamato Maewyn Succat) fu rapito dagli uomini del re irlandese Niall of the Nine Hostages e venduto come schiavo a Muirchu, re del North Dàl Riada, nella contea Antrim. Per sei anni, lavorò come pastore in cattività su Slemish Mountain, nella contea Antrim.
Dopo aver appreso la lingua gaelica e le pratiche dei druidi, un giorno dopo 6 anni di cattività e 2 tentativi falliti, ribellandosi al proprio padrone, Patrizio scappò e, percorrendo a piedi circa 184 miglia, si imbarcò clandestinamente su di una nave diretta in Inghilterra. Una leggenda narra che aveva precedentemente avuto la visione di una nave che lo aspettava.
In quei sei anni, Patrizio annota nelle sue Confessioni di essersi trasformato in un ragazzo molto credente, che pregava giorno e notte.
Secondo i suoi stessi racconti, Patrizio fece un altro importante sogno, in cui una Voce lo richiamava a cristianizzare l’Irlanda. Per tale ragione si recò in Francia, presso il monastero di Auxerre e si preparò al sacerdozio, viaggiando e soggiornando in diversi monasteri.
Papa Celestino lo battezzò finalmente come San Patrizio (dalle parole latine pater civium, ovvero padre del suo popolo), e nel 432 gli affidò la missione di estirpare dall’Irlanda il paganesimo e convertire l’intera nazione alla cultura cattolica, riprendendo la missione abbandonata da un precedente vescovo, Palladius.
Fu così che Patrizio tornò in Irlanda, l’isola nella quale era stato schiavo e dove ora tornava vescovo, allora abitata dai Celti Scoti, pagani alti e biondi dediti a pesca e pastorizia.
San Patrizio fu spesso minacciato di morte, catturato e condannato, ma riuscì comunque a portare avanti la sua missione in nome di Dio con sorprendente successo. Il santo percorse l’intera Irlanda, predicando e insegnando nella lingua locale, fondando abbazie e monasteri, soccorrendo i bisognosi e operando miracoli.
Trattò con i Druidi per affiancare una simbologia cristiana alla festa celtica di Beltaine (1° maggio) che celebrava il ritorno dell’estate. Di qui il simbolo del sole aggiunto sulle croci celtiche. La sua opera fu così grandiosa che oltre sessanta chiese furono costruite in suo onore, la più importante delle quali si trova a Dublino ( St. Patrick’s Cathedral ) e divenne ben presto un eroe nazionale, oltre che patrono d’Irlanda.
Nel giro di tre decenni, San Patrizio aveva portato a termine la sua missione: la quasi totalità dei Celti Scoti, compreso il loro intrarrabile re Laoghaire, si era convertita.
E la sua eredità sopravvisse: entro la fine del V secolo, infatti, l’Irlanda era una nazione cristiana.
Molti dubbi anche sulla morte di San Patrizio. Secondo una leggenda il santo visse più di 120 anni. La maggior parte degli storici, tuttavia, segnano la sua morte il 17 marzo 461 a Saul, Co. Down, in una chiesa donatagli da Dichu, capitano locale che fu da lui convertito.
Il suo corpo, conteso da varie città, fu affidato a una coppia di buoi che, senza guida, lo depose a Down, nell’Irlanda del Nord, che da allora cambiò il nome in Downpatrick, e dove da allora un’immensa statua dell’Apostolo veglia sull’Irlanda.